Italiani all’estero: come vivono l’emergenza Coronavirus

Questo è senza dubbio un periodo di forte incertezza, ansia e paura per l’Italia e il mondo intero, tra l’emergenza Coronavirus, la quarantena, il blocco degli spostamenti, l’isolamento.

C’è una categoria di italiani che, anche se attualmente sono fisicamente lontani dall’occhio del ciclone, vivono le stesse identiche emozioni.

Mi riferisco agli italiani che vivono e/o lavorano all’estero.

Nelle ultime settimane, nei nostri colloqui online, abbiamo messo da parte la problematica per la quale sono stata contattata per affrontare e gestire tutta una serie di sensazioni ed emozioni che per molti di loro sono nuove, inattese e inspiegate.

  • C’è chi si è sentito discriminato, isolato e tacciato di essere un untore in quanto italiano anche se in Italia non veniva da mesi.
  • C’è chi si è visto negare l’ingresso in un locale perché italiano.
  • C’è chi è bloccato all’estero perché non può rientrare dal suo viaggio di lavoro.
  • C’è chi è in apprensione per i propri cari e vorrebbe ricongiungersi a loro, ma non può.
  • C’è chi vive una profonda ansia perché teme che le notizie che giungono all’estero non siano trasparenti.
  • C’è chi è rimasto profondamente scosso dal discorso scellerato e agghiacciante di Boris Johnson “Dobbiamo prepararci a perdere i nostri cari”.
  • C’è chi si sente in pericolo perché il Paese in cui è costretto a rimanere sta sottovalutando il problema e non mette i cittadini nelle condizioni di tutelarsi.

Essere italiani, oggi, è ancora più difficile se si vive in un Paese straniero.

Paura, ansia e contagio emotivo

Le immagini del fuggi fuggi generale dalla stazione di Milano, in preda a quella che sembrava una psicosi di massa, hanno fatto il giro del mondo. Le Bon ci spiega, a proposito di collettività, che la folla non è il risultato della somma delle singole persone che la compongono, ma diviene una sorta di super organismo indipendente, che acquista un’identità e una volontà propria. Il singolo può perdere le sue caratteristiche per acquistare quelle della folle: una persona quando entra a far parte di una folla arriva a pensare e ad agire diversamente da quanto farebbe se fosse sola (Fonte: emdr.it).

  • “Ma non capiscono i rischi di mettersi in viaggio ora??” (Tra l’altro, la sottovalutazione del rischio legato al viaggio, non vi ricorda niente?).
  • “Caspita devono essere davvero spaventati e disperati per farlo, la situazione dev’essere molto grave”.
  • Lockdown Italia, tutti in quarantena.
  • Aereoporti chiusi. Non si entra e non si esce.
  • Fake news, informazioni parziali o prive di fondamento scientifico.

Ecco che, chi non vive in prima persona la situazione, ipotizza scenari catastrofici.

Da qui ansia, paura per i propri cari, paura per se stessi perché si sa, i virus non hanno confini. E come il virus, a non avere confini, è il contagio emotivo.

Quando senti al tg che i supermercati sono stati presi d’assalto, istintivamente sentirai il bisogno di assalirli a tua volta. Per non restare indietro, per non rischiare di esser preso alla sprovvista, perchè se tutti assaltano il supermercato un motivo ci sarà…la cosa è seria, sei tu che la stai sottovalutando, quindi forza! Fatti venire l’ansia anche tu e corri a comprare salse di pomodoro, mozzarelle, lievito e farina (ovviamente).

La discriminazione e l’isolamento

Un paziente mi chiede se ho presente quella scena de “La vita è bella” in cui c’è il cartello sulla vetrina di un negozio che recita “vietato l’ingresso agli ebrei e ai cani”. Come dimenticare. Mi racconta di non essere stato fatto entrare in un locale per il solo fatto di essere italiano.

Noi abbiamo fatto lo stesso errore, discriminando, bullizzando è in alcuni casi usando violenza contro i cittadini di origine cinese qualche settimana prima.

Un’altra ragazza mi racconta che nel campus universitario in cui vive si era sparsa la voce che era tornata da poco dall’Italia e “poi sa come funziona il telefono senza filo, alla fine mi chiedevano se era vero che fossi stata in terapia intensiva. Assurdo. Mi guardano ancora storto, come se io fossi il virus. Mi trattano da appestata!”.

Non è facile ambientarsi in un contesto diverso dal nostro, ma è ancora più difficile farlo quando l’ambiente non è accogliente. Isolamento, modifiche alla propria routine e alle proprie abitudini, tristezza, ansia sociale sono solo alcune delle situazioni emotive e non che possono presentarsi.

Va sottolineato inoltre che ci viene chiesto un cambio radicale del nostro modo di vivere, siamo passati dal “Lavora! Produci! Fai!” allo “Stai a casa”. Un bel cambiamento rispetto a come la società moderna ci ha abituati a fare. Lo stress legato alle troppe incombenze, al poco tempo per sè, alle scadenze si è trasformato in stress da nullafacenza, da sensazione di tempo perso, da noia.

Questa situazione impone un contatto con noi stessi a cui siamo poco abituati, ci dobbiamo confrontare con emozioni scomode, come la paura. Va però ricordato che la paura sa anche essere funzionale, ci spinge ad esempio a seguire le direttive, a prestare maggiore attenzione, a non commettere imprudenze, a tutelarci.

Andrà tutto bene
Illustrazione di Giulietta Alfonsi

Come ho detto prima, il virus non ha confini e ad aiutarci ci sono medici, infermieri e tutto il personale sanitario messo in campo.

Per il contagio emotivo, invece, ci siamo noi.

E tu? Come stai vivendo e affrontando questa situazione?

Se ti trovi all’estero e ti senti sopraffatto dalla situazione e dai suoi risvolti emotivi, se ti senti confuso e disorientato, se ti senti in stato di allerta, disagio, ansia puoi rivolgerti ad uno psicologo, il professionista più adatto ad affrontare insieme a te questi temi.

Consulenza psicologica online

Ovunque, quando ti è più comodo e con la massima professionalità. Uno psicologo online può aiutarti ad affrontare i tuoi problemi anche se ti trovi lontano da casa o se per motivi di salute, lavoro o famiglia non hai tempo di andare in studio.

Clicca qui per saperne di più.

Consulenza via Skype

Consulenza via Mail