Sociopatico ad alto funzionamento è un termine di psicologia popolare per definire un individuo che, sebbene rientri in quello che la psichiatria definisce Disturbo Antisociale di Personalità (ASPD), non presenta le caratteristiche tipiche, come ad esempio incapacità di conformarsi alle norme sociali e giuridiche, incapacità di autocontrollo finanziario e di mantenere un’attività lavorativa con continuità.

Come riconoscere un sociopatico ad alto funzionamento

Tendenzialmente non prova empatia, è una persona fredda, che sa fingere le emozioni e che raramente sperimenta il senso di colpa (nell’ASPD, invece, empatia, emotività genuina e senso di colpa sono totalmente assenti), possiamo dire che è solo la consapevolezza delle ripercussioni che alcuni comportamenti potrebbero avere su se stesso (prima che sugli altri e sulla società) ad imporgli di fermarsi e di non oltrepassare la sottile linea che lo distingue da un sociopatico a basso funzionamento.  

Il sociopatico ad alto funzionamento è socialmente integrato, dunque. Possiamo definirlo quasi come il sociopatico della porta accanto, un camaleonte sociale in grado di ad adattarsi all’ambiente a seconda del suo scopo, spesso dotato di una spiccata intelligenza e cultura, carismatico e tendenzialmente affascinante è in grado di mantenere una relazione e/o il posto di lavoro (fintanto che li desidera).

Iperattivo, attento ai dettagli, minuzioso, capace di leggere gli altri, sono tutte caratteristiche che spesso lo rendono una persona di successo.

L’aggressività in questi soggetti è presente, ma non è esplosiva. Prediligono la manipolazione, lo sfruttamento del prossimo per i propri scopi, il controllo; mentono e creano castelli di scuse molto articolati e credibili. Sono falsi, quasi mai autentici, è facile che in una discussione attribuiscano all’interlocutore i propri difetti, quasi in cerca di una reazione. Quella reazione che diventerà subito occasione per fare la vittima.

Sembrano tante persone in una (come dicevo prima, è un camaleonte sociale), sa essere cattivo, buono, irresponsabile, premuroso, sadico, gentile. Ovviamente ogni cosa viene usata per raggiungere il suo scopo, quindi se qualcuno osa allontanarsi dalla sua manipolazione e dalle sue bugie potrebbe lusingarlo; e se questo non dovesse funzionare, un minuto dopo potrebbe insultarlo e colpevolizzarlo per quelle stesse caratteristiche per cui poco prima lo aveva lusingato. In una relazione amorosa, queste caratteristiche rendono molto difficile al partner separarsi.

Cos’è la sociopatia 

Spiegare cosa sia la sociopatia è molto complicato, poichè come dicevo prima non si tratta di una categoria diagnostica a sé. Risulta dunque fondamentale dare uno sguardo più ampio, concentrandoci su dove si colloca la sociopatia all’interno dello scenario psichiatrico. Sociopatia e psicopatia sono termini comuni per descrivere un disturbo che rientra in quello che viene chiamato Disturbo antisociale di personalità (ASPD)

All’interno del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM) esso si trova all’interno del Cluster B (ovvero tutti quei disturbi caratterizzati da comportamenti “emotivi”, scarsa empatia, scarso altruismo, eccessivo egocentrismo), insieme al Disturbo Narcisistico di Personalità, al Disturbo Istrionico di Personalità e al Disturbo Borderline di Personalità. Non è un caso che il Disturbo Antisociale di Personalità porti con sé molti tratti della personalità narcisistica.

I ricercatori sono abbastanza concordi nel ritenere che la sociopatia non sia genetica, ma derivi da fattori ambientali (accudimento ricevuto e storia familiare, traumi infantili, infanzia e adolescenza con abusi fisici, emotivi, ecc…), motivo per cui i principali sintomi riconducibili ad un disturbo antisociale di personalità nascono e si sviluppano fin da bambini. Gli studi condotti ci portano a dire che questo tipo di disturbo è più frequente nella popolazione maschile che in quella femminile. Questo è il motivo per cui mi riferisco al sociopatico con il genere maschile. Non perché donne sociopatiche non esistano, ma perché la maggior parte sono uomini.

Differenza tra sociopatico e psicopatico

Sociopatico e psicopatico, spesso, nel linguaggio comune, vengono usati come sinonimi. Così come la sociopatia, anche la psicopatia rientra nel Disturbo Antisociale di Personalità.

L. Michael Tompkins, psicologo e co-direttore della “San Francisco Bay Area Center for Cognitive Therapy” ritiene che la principale differenza tra le due categorie stia nel fatto che lo psicopatico non ha una coscienza, mentre il sociopatico sì. Quando uno psicopatico mente non ha alcun scrupolo o senso di colpa, anzi, farà di tutto per non essere scoperto. Nel sociopatico la coscienza è presente, ma è debole. Sa che ciò che fa è sbagliato e può sentirsi in colpa, ma questo non lo fermerà da compiere il gesto.

Sociopatico ad alto funzionamento: i segnali

Come riconoscere un sociopatico ad alto funzionamento?

Se dovessi stilare un elenco di segnali direi:

  • intelligenza superiore
  • mancanza di empatia
  • egocentrismo e narcisismo
  • inizialmente appaiono perfetti, in virtù del loro essere camaleontici si adattano perfettamente a ciò che il partner (o potenziale tale) desidera
  • manipolazione e controllo
  • meticolosità
  • vittimismo
  • perversione sessuale

Attenzione però alle diagnosi facili, queste caratteristiche costituiscono sicuramente dei campanelli d’allarme, ma non sono sufficienti a definire una persona “sociopatica ad alto funzionamento”. Una diagnosi, oltre a dover essere formulata da un professionista, necessita di conoscenze approfondite circa la storia di una persona.

Come comportarsi con un sociopatico ad alto funzionamento

Essere familiare, amico o partner di un sociopatico ad alto funzionamento può essere davvero difficile ed estenuante. Le discussioni potrebbero durare ore, giorni, settimane e la cosa frustrante è che avrà sempre ragione lui, non c’è spazio per le ragioni dell’altro. Minerà la tua autostima giorno dopo giorno, a tal punto da farti sentire grata per averlo al tuo fianco.

Passata una prima fase di apparente perfezione, utile a creare il collante, le caratteristiche che ho presentato precedentemente escono fuori. Come, a che intensità e quando è lui a deciderlo, tutto dipende da qual è il suo scopo e quali ostacoli incontra.

Facciamo un esempio. Se utilizzerà la rabbia per ottenere ciò che vuole, osserverà la reazione dell’interlocutore. Se questo si allontanerà, allora utilizzerà la carta del vittimismo per farlo tornare sui suoi passi. Uno schema tipico, soprattutto all’interno di una relazione amorosa. Inventerà una storia, per giustificare la sua esplosione di rabbia che sarà così accorata da provocare in chi l’ascolta il senso di colpa di essersi allontanato. Alla fine, il “cattivo” non sarà più lui che ha urlato, ma l’altro/a per averlo abbandonato e a non aver capito quanto stesse male.

Il fatto che ci sia del buono in ognuno di noi, ahimè, spesso, è un mito. Proprio questo “buono” da cercare e trovare rende difficile abbandonarlo, spingendo il partner a tollerare, sopportare, giustificare e perdonare i suoi comportamenti.

Appaiono sempre nel giusto, perchè inventano storie. E se serve, hanno a disposizione storie per spiegare le storie. Tutte estremamente credibili.

Sanno essere affascinanti e stare in loro compagnia può essere davvero piacevole. All’interno di una relazione amorosa, se la partner vuole continuare a stare insieme a lui, beh, inizierà a mentire a se stessa, a difenderlo e a colpevolizzarsi distorcendo la realtà. Ecco perchè terminare una relazione con un soggetto sociopatico diventa davvero complesso, la realtà non è più la realtà (osservando la quale chiunque scapperebbe a gambe levate). La realtà, diventa quello che vogliamo vedere.

Come aiutare un sociopatico

Sembra che per la sociopatia non vi sia una cura. O almeno, non è ancora stata individuata una terapia farmacologica che possa definirsi risolutiva. Una terapia psicologica, invece, soprattutto se di stampo sistemico relazionale o cognitivo-comportamentale, può essere indicata anche se non ci sono evidenze nette in questo senso.

Un grande problema in questo senso è che il sociopatico, anche quello ad alto funzionamento, non sente di aver bisogno di aiuto. il sociopatico non pensa affatto di essere un malato e quindi non sente di avere qualcosa da “curare”. 

Il sociopatico che arriva a chiedere aiuto psicologico, quasi sempre, lo fa per problemi correlati o conseguenti al disturbo, come ansia, depressione, abuso di sostanze oppure giungono da un professionista a seguito di invio da parte dell’Autorità Giudiziaria.

Come difendersi da un sociopatico

Non voglio dilungarmi troppo perchè tanto, se non vogliamo vedere qualcosa mentiremo a noi stessi, quindi tutto quello che dirò sarà semplicemente il problema di qualcun altro. Per questo voglio farti solo tre domande, che tra l’altro valgono sempre, in ogni relazione, sia essa familiare, amorosa, amicale e con chiunque, sociopatico o no. 

La persona con cui stai:

  1. Mantiene le sue promesse? 
  2. Puoi contare su di lui? 
  3. Ti rispetta?

Se la risposta che ti arriva subito in mente non è un netto e deciso “!” (e solo tu sai qual è la prima cosa che istintivamente risponderesti), fermati a pensare se vale la pena di dedicarti a una persona così.

Sociopatici iperattivi famosi al cinema e in tv

“Non sono uno psicopatico, Anderson, sono un sociopatico ad alto funzionamento, informati”. È così che Sherlock Holmes (interpretato da Benedict Cumberbatch nella serie tv Netflix “Sherlock”) si autodefinisce, correggendo il giudizio di chi lo ritiene pazzo in virtù della sua eccentricità: proprio quell’eccentricità che gli consente di osservare, registrare e ricollegare dettagli infinitesimali, costruire palazzi della memoria, potenziare a dismisura le funzioni cognitive, sbalordire il mondo con le sue inferenze fulminanti e smascherare i delitti e le ipocrisie della vita sociale. 

Sherlock però non è il solo personaggio di film e serie tv ad essere definito “sociopatico ad alta funzionalità”, categoria che sembra adattarsi a una varietà di personaggi seriali che rispondono a un codice morale del tutto idiosincratico, spesso discutibile, a volte deprecabile, eppure perfettamente adatto ai progetti che perseguono con straordinaria determinazione. 

Ovviamente, all’interno di film e serie tv, i personaggi sono romanzati. Quindi le “diagnosi” sono spesso poco accurate, “spicciole” direi.

Ad esempio, la definizione di “sociopatico ad alta funzionalità”, per Sherlock non sembra del tutto corretta, infatti il personaggio ha un forte senso morale, seppur mascherato da uno sbandierato cinismo.

Oltre a Sherlock, nel grande mondo delle serie tv, troviamo molti altri esempi di “sociopatico ad alta funzionalità.

Sheldon Cooper di “The Big Bang Theory” e Barney Stinson di How I Met Your Mother rientrano a modo loro nella classe degli asociali iper-performativi, pur mantenendosi sempre nei limiti della legge.

Tyrion Lannister di “Game of Thrones”, Harvey Specter di “Suits”, Ragnar Lothbrock di “Vikings” fanno parte della categoria dei “buoni”, sebbene siano disposti a giocare sporco per raggiungere i loro obiettivi, talvolta agendo ai limiti del consentito.

Va sottolineato però che la dicotomia buono/cattivo nelle serie tv è molto labile, trattandosi appunto di personaggi romanzati. Per esempio, Dexter Morgan è considerato un buono, nonostante ciò che fa.

Addentrandoci nel mondo dell’immoralità seriale, troviamo sicuramente Frank Underwood di House of Cards, incredibilmente compromesso dal punto di vista morale, etico e legale.

Arriviamo poi ai delinquenti seriali, come ad esempio Walter White di “Breaking Bad”, Tyrell Wellick di “Mr. Robot” o Dexter Morgan di “Dexter”, personaggi talvolta connotati da elementi “buoni”, motivazioni “buone” ma che sprofondano nell’illegalità più totale commettendo atti crudeli, sadici e privi di ogni moralità.

L’ultima tipologia riguarda i sadici, pensiamo a Ramsey Bolton di “Game of Thrones”, Negan di The Walking Dead per i quali la malvagità è un fine, piuttosto che un mezzo.

Se ti senti intrappolato/a in una relazione con una persona che rispecchia la descrizione che ho fatto precedentemente, c’è solo una cosa che puoi fare.

Non è aiutare lui, perchè come ho detto, è rarissimo che un sociopatico si renda conto che ciò che fa ferisce, umilia e devasta un’altra persona. Tutto ciò richiede empatia e capacità di formulare un pensiero sul proprio funzionamento mentale e sulle proprie azioni.

Puoi tuttavia aiutare te stesso/a.  Rivolgendoti ad uno psicologo infatti puoi imparare a proteggerti e, qualora lo desiderassi, potresti trovare in te stesso/a le risorse necessarie per porre fine ad una relazione tossica.

Tutto dipende da ciò che vuoi. Se vivi una relazione con una persona sociopatica ti sembrerà strano, ma ciò che vuoi tu ha un valore. Puoi scegliere.

Fonti e approfondimenti

Differences Between a Psychopath vs Sociopath John M. Grohol, Psy.D.

“Sociopatici ad alta funzionalità”, Valentina Pisanty, pubblicato su E/C rivista dell’Associazione Italiana di studi semiotici

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