Smart working e stress da rientro

Prima del Covid eravamo abituati a parlare di stress da rientro al lavoro in relazione alla fine delle vacanze e al ritorno in ufficio quando, dopo un periodo di pausa, la routine e le abitudini tornavano ad essere quelle della realtà di sempre. Oggi, dopo il lockdown e lo smart working, molte persone iniziano a sperimentare lo stesso malessere: alcuni infatti sono già rientrati al lavoro, mentre altri lo faranno nei prossimi mesi.

Ci sono alcuni sintomi che possono essere considerati indizi di stress da riento, ma è anche possibile prevenirlo o combatterlo.

Cos’è lo stess da rientro al lavoro

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Editor avanzato di LayoutAnteprima(si apre in una nuova scheda)Aggiungi titoloAnsia e stress da rientro al lavoro dopo il Covid

Prima del Covid eravamo abituati a parlare di stress da rientro al lavoro in relazione alla fine delle vacanze e al ritorno in ufficio quando, dopo un periodo di pausa, la routine e le abitudini tornavano ad essere quelle della realtà di sempre. Oggi, dopo il lockdown e lo smart working, molte persone iniziano a sperimentare lo stesso malessere: alcuni infatti sono già rientrati al lavoro, mentre altri lo faranno nei prossimi mesi.

Ci sono alcuni sintomi che possono essere considerati indizi di stress da riento, ma è anche possibile prevenirlo o combatterlo.Table of Contents

Cos’è lo stess da rientro al lavoro

Lo stress da rientro al lavoro (o a scuola) è uno stato di malessere temporaneo caratterizzato da ansia, stress, malinconia, tristezza, irritabilità e stanchezza. Spesso si presenta già negli ultimi giorni di vacanza e persiste generalmente per alcune settimane dopo il rientro a lavoro o a scuola, o per il tempo necessario per riadattarsi alla routine.

Il caso tipico: il rientro da una vacanza

Qual è l’esempio più lampante di stravolgimento della routine lavorativa? Le ferie! Che siano estive o invernali non fa differenza: le ferie prendono le nostre abitudini, le appallottolano e le buttano fuori dalla finestra. Sveglia mattutina, impegni, scadenze, ufficio, colleghi, clienti e tutto ciò che ruota attorno alla nostra realtà lavorativa viene messo in pausa, per far spazio ad orari più elastici, rilassamento, divertimento, amici, pranzi e cene limitless.

Per usare una terminologia ormai entrata nel lessico di questo periodo, le ferie sono un vero e proprio shutdown. Tutta l’attività lavorativa si ferma. C’è un mito che circola secondo cui ci servono 21 giorni per abituarsi ad una nuova routine. Siamo sinceri, abituarsi alla routine vacanziera richiede molto, molto, molto meno.

Lavoro da casa
Il rientro al lavoro e la nuova routine

Dallo smart working al rientro in ufficio dopo il lockdown

A differenza dello shutdown vacanziero, in cui l’attività lavorativa viene fermata, il lockdown che abbiamo vissuto e, per certi versi, stiamo ancora vivendo a causa della pandemia da Covid 19, non ha fermato il lavoro. Lo ha reso smart. Il lavoro è dunque proseguito, ma a casa.

Alcune tipologie di lavoratori, soprattutto i liberi professionisti, hanno conosciuto lo smart working. Il luogo del riposo per eccellenza, il luogo “sacro” per molti lavoratori, è diventato il proprio studio, il proprio ufficio, per qualcuno addirittura il proprio negozio virtuale.

Questa modalità di lavoro ha sicuramente dei benefici: uno su tutti, si tagliano tutti i tempi legati agli spostamenti, niente tempi morti. Dalla cravatta alla tuta è un attimo! Ma come tutte le cose, ha un risvolto della medaglia.

Tanti lavoratori, mi duole dirlo, sopratutto le donne, hanno avuto difficoltà a conciliare la vita lavorativa con quella familiare. Se in famiglia ci sono bambini piccoli, è stato praticamente impossibile. Io stessa mi sono ritrovata a fare sedute online negli orari più strambi perché non potevo fare affidamento sulla nonna. Il marito, consulente del lavoro, fa un lavoro tale per cui in quarantena era più impegnato del solito tra Dpcm, cambi di normative, clienti che non sapevano cosa fare, malattie, cassa integrazione, ecc. Una baby sitter non era il caso e quindi che si fa? Si sacrifica il lavoro e ci si arrangia.

Gli orari in smart working sono molto più flessibili, il che per molti è positivo. Ma talvolta sono talmente elastici che svaniscono e staccarsi dal lavoro diventa difficile. “Finisco solo questa cosa tanto sono già a casa” e passa un’ora. L’ufficio scandisce la giornata, definisce i tempi; quando si esce dall’ufficio, in genere, la giornata lavorativa finisce.

La socialità tra colleghi è ridotta all’osso. Ci si sente se necessario, si fa la videoconferenza se necessaria, ma viene meno tutto l’aspetto relazionale della colleganza: la battuta, il saluto, la chiacchierata, il caffè, ecc.

Per molti che vivono in una casa piccola, anche non avere uno spazio adeguato e confortevole dove lavorare è stato un problema non indifferente. Quanti di voi si sono ritrovati a lavorare nella sala/cucina con un figlio che gioca di fianco, che chiama ogni 2 minuti perché ha bisogno di qualcosa? Quanti si sono dovuti mettere sul letto per avere un po’ di isolamento e tranquillità per lavorare senza troppe distrazioni?

La differenza tra lo shutdown vacanziero e lo smart working da lockdown è evidente. Nel primo una nuova routine sostituisce quella lavorativa. Nel secondo, la routine va avanti ma cambiano le condizioni ambientali.

Come spesso accade, però, ci si abitua e ci si concentra sui pro che rendono più tollerabili i contro. Il pro che emerso più spesso nella mia pratica clinica è la lentezza. In un mondo frenetico e veloce, è stata riscoperta la bellezza della lentezza. Svegliarsi al mattino, fare – con calma – colazione a casa, indossare indumenti comodi. Per le donne, anche non sentirsi in obbligo di truccarsi ha costituito un elemento di serenità. 

Quando si tornerà a lavorare in ufficio, questa nuova routine verrà eliminata, per crearne un’altra. Diversa da questa. Diversa da quella precedente. E non sarà facile.

Smart working con i bambini
Il lavoro da casa e i bambini

Quali sono i sintomi dello stress e come riconoscerli 

I sintomi dello stress da rientro si possono generalmente suddividere in quattro categorie:

  • Sintomi fisici
  • Sintomi comportamentali
  • Sintomi cognitivi
  • Sintomi emotivi

Possono essere presenti tutti o solo alcuni, a seconda di come il nostro corpo è solito reagire agli eventi che ci accadono. Anche l’intensità varia a seconda di cosa rappresenta per noi uno stressor (ciò che causa stress) e in che misura lo percepiamo (quanto ci causa stress). Quindi riconoscerlo è semplice, tutto dipende da quanto ci ascoltiamo.

Tra i principali sintomi fisici troviamo:

  • Agitazione e irrequietezza
  • Problemi di sonno
  • Stanchezza
  • Calo del desiderio sessuale
  • Mal di testa
  • Sudorazione delle mani
  • Fame nervosa

Tra i principali sintomi comportamentali troviamo:

  • Bruxismo (digrignare i denti)
  • Mangiare di più
  • Fumare di più

Tra i principali sintomi cognitivi troviamo:

  • Difficoltà a prendere decisioni
  • Preoccupazione eccessiva
  • Difficoltà a organizzare il pensiero
  • Eccessiva distraibilità

Tra i principali sintomi emotivi troviamo:

  • Senso di pressione
  • Tensione e irritabilità
  • Infelicità ingiustificata
  • Pianto
  • Ansia
  • Rabbia
  • Agitazione
Stress da rientro al lavoro
Smart working e stress da rientro al lavoro

Prima e dopo: come prevenire e combattere lo stress da rientro

Come abbiamo visto, tornare alla routine lavorativa, che sia dopo una vacanza o dopo l’esperienza di smartworking dovuta al lockdown, è sicuramente uno shock, il famoso shock da rientro. La chiave per rendere il rientro meno traumatico è sicuramente la gradualità

Tornare da una vacanza alle Bahamas la domenica e tornare in ufficio il lunedì è decisamente sconsigliato, il tempo intercorso tra i cocktail in riva al mare e il computer in ufficio è davvero troppo poco. Il nostro corpo e la nostra mente hanno bisogno di abituarsi, gradualmente, al cambio di routine. Per questo è importante avere il tempo di ricalibrare i ritmi, ad esempio usando la settimana prima del rientro per riprendere le sane abitudini che rendono tollerabile il suono della sveglia: dormire almeno 7/8 ore per notte riportando alla normalità l’orario in cui si va a letto e quello a cui ci si sveglia.

Un altro aspetto importante è quello dell’alimentazione, che dovrà essere quanto più equilibrata possibile per favorire il ripristino dei ritmi biologici (colazione, pranzo e cena ad orari “normali”) e ridurre lo stress.

La parola chiave per quando si sarà tornati in ufficio è: organizzazione. Organizzare la propria agenda lavorativa permetterà di non trovarsi sommersi dalle cose da fare, non si sentirà il peso del “aiuto non so da dove cominciare”. In questo modo possiamo risintonizzarci gradualmente con la nostra vita lavorativa.

Anche per quanto riguarda il rientro dallo smart working alla modalità “in office”, sarebbe importante farlo con gradualità.

Sebbene il lockdown abbia avuto un impatto fortissimo su ognuno di noi, va riconosciuto che non per tutti è stato un impatto negativo. Qualcuno si è trovato a vivere la vita che voleva, senza obblighi di socialità, con più tempo per vivere la casa (spesso sconosciuta e usata solo per una cena veloce e per dormire). Quindi lo shock da rientro per qualcuno sarà davvero una fonte importante di stress, una di quegli stressor incredibilmente destabilizzanti.

Quando il rientro in ufficio causa uno stress tale da rendere molto difficile svolgere il proprio lavoro, potrebbe essere importante intervenire nel più breve tempo possibile. Ognuno di noi è in grado di riconoscere se c’è qualcosa che non va, bisogna ascoltarsi e fare qualcosa per aiutarsi.

Lo psicologo è un professionista in grado di fornire strumenti utili alla gestione dello stress, il che aiuta a vivere il lavoro (e la vita privata, su cui spesso lo stress viene sfogato) più serenamente oltre che a renderci più produttivi e, perché no, felici Remove widget after content for this post.

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Lo stress da rientro al lavoro (o a scuola) è uno stato di malessere temporaneo caratterizzato da ansia, stress, malinconia, tristezza, irritabilità e stanchezza. Spesso si presenta già negli ultimi giorni di vacanza e persiste generalmente per alcune settimane dopo il rientro a lavoro o a scuola, o per il tempo necessario per riadattarsi alla routine.

Il caso tipico: il rientro da una vacanza

Qual è l’esempio più lampante di stravolgimento della routine lavorativa? Le ferie! Che siano estive o invernali non fa differenza: le ferie prendono le nostre abitudini, le appallottolano e le buttano fuori dalla finestra. Sveglia mattutina, impegni, scadenze, ufficio, colleghi, clienti e tutto ciò che ruota attorno alla nostra realtà lavorativa viene messo in pausa, per far spazio ad orari più elastici, rilassamento, divertimento, amici, pranzi e cene limitless.

Per usare una terminologia ormai entrata nel lessico di questo periodo, le ferie sono un vero e proprio shutdown. Tutta l’attività lavorativa si ferma. C’è un mito che circola secondo cui ci servono 21 giorni per abituarsi ad una nuova routine. Siamo sinceri, abituarsi alla routine vacanziera richiede molto, molto, molto meno.

Lavoro da casa
Il rientro al lavoro e la nuova routine

Dallo smart working al rientro in ufficio dopo il lockdown

A differenza dello shutdown vacanziero, in cui l’attività lavorativa viene fermata, il lockdown che abbiamo vissuto e, per certi versi, stiamo ancora vivendo a causa della pandemia da Covid 19, non ha fermato il lavoro. Lo ha reso smart. Il lavoro è dunque proseguito, ma a casa.

Alcune tipologie di lavoratori, soprattutto i liberi professionisti, hanno conosciuto lo smart working. Il luogo del riposo per eccellenza, il luogo “sacro” per molti lavoratori, è diventato il proprio studio, il proprio ufficio, per qualcuno addirittura il proprio negozio virtuale.

Questa modalità di lavoro ha sicuramente dei benefici: uno su tutti, si tagliano tutti i tempi legati agli spostamenti, niente tempi morti. Dalla cravatta alla tuta è un attimo! Ma come tutte le cose, ha un risvolto della medaglia.

Tanti lavoratori, mi duole dirlo, sopratutto le donne, hanno avuto difficoltà a conciliare la vita lavorativa con quella familiare. Se in famiglia ci sono bambini piccoli, è stato praticamente impossibile. Io stessa mi sono ritrovata a fare sedute online negli orari più strambi perché non potevo fare affidamento sulla nonna. Il marito, consulente del lavoro, fa un lavoro tale per cui in quarantena era più impegnato del solito tra Dpcm, cambi di normative, clienti che non sapevano cosa fare, malattie, cassa integrazione, ecc. Una baby sitter non era il caso e quindi che si fa? Si sacrifica il lavoro e ci si arrangia.

Gli orari in smart working sono molto più flessibili, il che per molti è positivo. Ma talvolta sono talmente elastici che svaniscono e staccarsi dal lavoro diventa difficile. “Finisco solo questa cosa tanto sono già a casa” e passa un’ora. L’ufficio scandisce la giornata, definisce i tempi; quando si esce dall’ufficio, in genere, la giornata lavorativa finisce.

La socialità tra colleghi è ridotta all’osso. Ci si sente se necessario, si fa la videoconferenza se necessaria, ma viene meno tutto l’aspetto relazionale della colleganza: la battuta, il saluto, la chiacchierata, il caffè, ecc.

Per molti che vivono in una casa piccola, anche non avere uno spazio adeguato e confortevole dove lavorare è stato un problema non indifferente. Quanti di voi si sono ritrovati a lavorare nella sala/cucina con un figlio che gioca di fianco, che chiama ogni 2 minuti perché ha bisogno di qualcosa? Quanti si sono dovuti mettere sul letto per avere un po’ di isolamento e tranquillità per lavorare senza troppe distrazioni?

La differenza tra lo shutdown vacanziero e lo smart working da lockdown è evidente. Nel primo una nuova routine sostituisce quella lavorativa. Nel secondo, la routine va avanti ma cambiano le condizioni ambientali.

Come spesso accade, però, ci si abitua e ci si concentra sui pro che rendono più tollerabili i contro. Il pro che emerso più spesso nella mia pratica clinica è la lentezza. In un mondo frenetico e veloce, è stata riscoperta la bellezza della lentezza. Svegliarsi al mattino, fare – con calma – colazione a casa, indossare indumenti comodi. Per le donne, anche non sentirsi in obbligo di truccarsi ha costituito un elemento di serenità. 

Quando si tornerà a lavorare in ufficio, questa nuova routine verrà eliminata, per crearne un’altra. Diversa da questa. Diversa da quella precedente. E non sarà facile.

Smart working con i bambini
Il lavoro da casa e i bambini

Quali sono i sintomi dello stress e come riconoscerli 

I sintomi dello stress da rientro si possono generalmente suddividere in quattro categorie:

  • Sintomi fisici
  • Sintomi comportamentali
  • Sintomi cognitivi
  • Sintomi emotivi

Possono essere presenti tutti o solo alcuni, a seconda di come il nostro corpo è solito reagire agli eventi che ci accadono. Anche l’intensità varia a seconda di cosa rappresenta per noi uno stressor (ciò che causa stress) e in che misura lo percepiamo (quanto ci causa stress). Quindi riconoscerlo è semplice, tutto dipende da quanto ci ascoltiamo.

Tra i principali sintomi fisici troviamo:

  • Agitazione e irrequietezza
  • Problemi di sonno
  • Stanchezza
  • Calo del desiderio sessuale
  • Mal di testa
  • Sudorazione delle mani
  • Fame nervosa

Tra i principali sintomi comportamentali troviamo:

  • Bruxismo (digrignare i denti)
  • Mangiare di più
  • Fumare di più

Tra i principali sintomi cognitivi troviamo:

  • Difficoltà a prendere decisioni
  • Preoccupazione eccessiva
  • Difficoltà a organizzare il pensiero
  • Eccessiva distraibilità

Tra i principali sintomi emotivi troviamo:

  • Senso di pressione
  • Tensione e irritabilità
  • Infelicità ingiustificata
  • Pianto
  • Ansia
  • Rabbia
  • Agitazione
Stress da rientro al lavoro
Smart working e stress da rientro al lavoro

Prima e dopo: come prevenire e combattere lo stress da rientro

Come abbiamo visto, tornare alla routine lavorativa, che sia dopo una vacanza o dopo l’esperienza di smartworking dovuta al lockdown, è sicuramente uno shock, il famoso shock da rientro. La chiave per rendere il rientro meno traumatico è sicuramente la gradualità

Tornare da una vacanza alle Bahamas la domenica e tornare in ufficio il lunedì è decisamente sconsigliato, il tempo intercorso tra i cocktail in riva al mare e il computer in ufficio è davvero troppo poco. Il nostro corpo e la nostra mente hanno bisogno di abituarsi, gradualmente, al cambio di routine. Per questo è importante avere il tempo di ricalibrare i ritmi, ad esempio usando la settimana prima del rientro per riprendere le sane abitudini che rendono tollerabile il suono della sveglia: dormire almeno 7/8 ore per notte riportando alla normalità l’orario in cui si va a letto e quello a cui ci si sveglia.

Un altro aspetto importante è quello dell’alimentazione, che dovrà essere quanto più equilibrata possibile per favorire il ripristino dei ritmi biologici (colazione, pranzo e cena ad orari “normali”) e ridurre lo stress.

La parola chiave per quando si sarà tornati in ufficio è: organizzazione. Organizzare la propria agenda lavorativa permetterà di non trovarsi sommersi dalle cose da fare, non si sentirà il peso del “aiuto non so da dove cominciare”. In questo modo possiamo risintonizzarci gradualmente con la nostra vita lavorativa.

Anche per quanto riguarda il rientro dallo smart working alla modalità “in office”, sarebbe importante farlo con gradualità.

Sebbene il lockdown abbia avuto un impatto fortissimo su ognuno di noi, va riconosciuto che non per tutti è stato un impatto negativo. Qualcuno si è trovato a vivere la vita che voleva, senza obblighi di socialità, con più tempo per vivere la casa (spesso sconosciuta e usata solo per una cena veloce e per dormire). Quindi lo shock da rientro per qualcuno sarà davvero una fonte importante di stress, una di quegli stressor incredibilmente destabilizzanti.

Quando il rientro in ufficio causa uno stress tale da rendere molto difficile svolgere il proprio lavoro, potrebbe essere importante intervenire nel più breve tempo possibile. Ognuno di noi è in grado di riconoscere se c’è qualcosa che non va, bisogna ascoltarsi e fare qualcosa per aiutarsi.

Lo psicologo è un professionista in grado di fornire strumenti utili alla gestione dello stress, il che aiuta a vivere il lavoro (e la vita privata, su cui spesso lo stress viene sfogato) più serenamente oltre che a renderci più produttivi e, perché no, felici

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